Tra i posti più misteriosi al mondo non si può non citare il Triangolo delle Bermuda, un tratto di mare nell’Oceano Atlantico settentrionale che da secoli è famoso per gli enigmi e le leggende che lo caratterizzano. Misteriose sparizioni di navi e aerei e fenomeni naturali piuttosto strani hanno incuriosito, da sempre, tutti coloro che ne sentono parlare. Le leggende e le fantasie che si sono sviluppate negli anni, hanno fatto di questa zona un piccolo spicchio di mondo avvolto dal mistero e da enigmi secolari. Ma qual è la realtà che si cela dietro queste numerose leggende?
Innanzitutto cerchiamo di capire dove si trova esattamente il Triangolo delle Bermuda e perché si chiama così. Come accennato, si tratta di una zona di mare dell’Oceano Atlantico settentrionale che ha la forma immaginaria di un triangolo. A nord il vertice corrisponde con il punto più settentrionale dell’isola principale dell’arcipelago delle Bermuda, il quale si collega a sud con il punto più orientale dell’isola di Porto Rico ed a ovest con il punto più meridionale della Florida. Come si evince, si tratta di una zona di mare molto vasta e che misura circa 1.100.000 km² e che, inoltre, è caratterizzata da un’alta densità di traffico aeronavale. Le leggende sulle misteriose sparizioni di navi e aerei, formulate soprattutto a partire dagli anni ’50, hanno fatto sì che alcuni autori soprannominassero questo luogo con appellativi come “Triangolo maledetto” o “Triangolo del Diavolo”.
Le leggende che negli anni hanno preso piede facendo del Triangolo delle Bermuda un luogo avvolto dal mistero, iniziano con le prime esplorazioni oceaniche ai tempi di Cristoforo Colombo. Si narra, infatti, che Cristoforo Colombo, navigatore esperto, tenesse un diario di bordo molto accurato dei suoi viaggi nel quale riportò di aver riscontrato, proprio in quel tratto di mare, curiosi fenomeni metereologici, apparizioni di strane luci in cielo e problemi inspiegabili alla bussola. Ma circa 450 anni dopo, il 5 dicembre 1945, la Marina Statunitense fece decollare dalla base di Fort Lauderdale in Florida, cinque aerei per un addestramento, con un totale di 14 aviatori a bordo. Il gruppo di aerei chiamato “Volo 19”, dopo circa due ore di volo sparì nel nulla. Vi era stato uno scambio concitato via radio poco prima della sparizione, in cui gli aviatori avvertivano che tutti gli strumenti erano in avaria e che non riuscivano a ritrovare la destinazione di rientro. La situazione diventò ancora più inquietante quando l’aereo mandato in soccorso scomparve altrettanto misteriosamente, anche se pare sia esploso in volo durante la ricerca dei dispersi. Nonostante fossero passati alcuni secoli da Cristoforo Colombo, e a metà del ‘900 già si utilizzavano le radio e i radar, l’enorme operazione messa in campo dalla Marina Statunitense per ritrovare i sei aerei scomparsi non portò a nulla di fatto, poiché non vennero trovati né detriti e né i corpi dei dispersi. L’esito dell’inchiesta dell’epoca, difatti, si concluse con un: “Non siamo in grado neppure di formulare una buona ipotesi di quello che è successo”.
Le leggende e i misteri riguardo le sparizioni di navi e aerei in quel triangolo di mare, furono amplificate da articoli dell’epoca, citiamo, ad esempio, quello pubblicato il 30 settembre 1950 da Edward Van Winkle Jones per Associated Press nel quale venivano elencate tutte le tragedie accadute in quell’area. Nel 1974, inoltre, venne pubblicato il noto libro “The Bermuda Triangle” da Charles Berlitz che iniziò a mescolare la realtà con credenze popolari e fenomeni paranormali, il che portò la maggioranza delle persone a costruire falsi miti sul Triangolo delle Bermuda. Per dare un’idea di quanto queste credenze avessero fatto presa, Steven Spielberg nel film “Incontri ravvicinati del terzo tipo” cita due incidenti avvenuti nel Triangolo delle Bermuda: quello del “Volo 19” e quello della nave “SS Cotopaxi”, una nave merci con a bordo 32 uomini che, a seguito di una tempesta tropicale, scomparve nel nulla e fu dichiarata ufficialmente dispersa.
Per gli amanti dei misteri irrisolti e delle leggende su fenomeni paranormali, ufo e finestre spazio-temporali, la realtà sicuramente è molto più noiosa. Secondo la maggior parte degli studiosi che si sono occupati di questa questione, gli incidenti di navi e aerei avvenuti nel Triangolo delle Bermuda non sono superiori alla media, considerando che questo tratto di mare è caratterizzato da un denso traffico sia navale che aereo. Inoltre, le sparizioni che negli anni sono state riportate dai mass media, vennero manipolate e i fatti vennero spesso raccontati in modo superficiale e incompleto, proprio per favorire le molteplici leggende nate.
Ad oggi è stato calcolato che nel Triangolo delle Bermuda ci siano state circa 1.000 vittime, ma, considerando l’alto traffico aereo navale, il dato non è superiore alla media di altre zone del mondo. Vale anche la pena ricordare che la profondità media nel Triangolo delle Bermuda è di quasi 6.000 metri, inoltre, in quella zona si trovano anche molte fosse oceaniche che arrivano alla notevole profondità di più di 8.000 metri, il che spiegherebbe perché quasi tutti i relitti e i corpi non siano stati mai ritrovati. Inoltre, è ormai assodato che la zona del Triangolo delle Bermuda è particolarmente soggetta ad anomalie geomagnetiche e metereologiche che si traducono nel passaggio di forti uragani che contribuiscono alla formazione di enormi e improvvise onde anomale. A ciò si aggiunge qualche tesi avanzata da alcuni studiosi che menziona la presenza di grandi concentrazioni di metano sul fondo oceanico, il che porterebbe alla formazione di enormi bolle di gas che potrebbero creare dei giganteschi gorghi, capaci di inghiottire un’intera nave.
Ad ogni modo, miti e realtà continuano a intrecciarsi, anche grazie a coloro che mercificano il mistero del Triangolo delle Bermuda, il quale sembra comunque destinato a rimanere un luogo in grado di affascinare e suggestionare tutti, compresi i più diffidenti.
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